La specie

Presente già 20 milioni di anni fa nei nostri mari, Pinna nobilis è il mollusco bivalve più grande del Mediterraneo. Dallo Stretto di Gibilterra alle porte del Mar Nero, non ne esistono di più maestosi: questo prezioso gigante della fauna invertebrata, infatti, può addirittura vivere fino a 45 anni e crescere in una meravigliosa conchiglia di oltre 120 centimetri generosamente ricoperta di incrostazioni e microrganismi.

Vive solo nel Mediterraneo

È conosciuto anche come “nacchera di mare” ed è un animale filtratore che vive tra i 3 e i 60 metri di profondità e abita alcuni fondali sabbiosi e le praterie sottomarine di posidonia, contribuendo quindi a dar vita a uno degli ecosistemi più complessi e preziosi del Mar Mediterraneo. È una specie endemica, dunque esclusiva di questo mare, che quando trova le condizioni ambientali ottimali, con correnti stabili e abbondanza di nutrienti, è capace di formare folte colonie di individui.

Vive solo nel Mediterraneo

È conosciuto anche come “nacchera di mare” ed è un animale filtratore che vive tra i 3 e i 60 metri di profondità e abita alcuni fondali sabbiosi e le praterie sottomarine di posidonia, contribuendo quindi a dar vita a uno degli ecosistemi più complessi e preziosi del Mar Mediterraneo. È una specie endemica, dunque esclusiva di questo mare, che quando trova le condizioni ambientali ottimali, con correnti stabili e abbondanza di nutrienti, è capace di formare folte colonie di individui.

Dal collezionismo a specie protetta

In passato questa specie ha attirato l’attenzione dei collezionisti di conchiglie e dei raccoglitori di bisso, un insieme di filamenti prodotti dagli esemplari adulti di Pinna, utilizzato dall’animale per aderire al substrato e dall’uomo per produrre una pregiatissima fibra tessile. Sul finire degli anni ’80, invece, l’inquinamento, l’eccessiva raccolta e altri fattori come gli ancoraggi e la pesca a strascico avevano innescato un primo progressivo declino delle popolazioni di Pinna nobilis lungo le coste mediterranee, costringendo la Comunità Europea a formalizzare delle misure di protezione nei suoi confronti. Una volta tutelate, le popolazioni si sono ristabilite in pochi anni. Si è tuttavia trattato di una rinascita solo transitoria perché di recente la specie ha conosciuto un vero tracollo.

Dal collezionismo a specie protetta

In passato questa specie ha attirato l’attenzione dei collezionisti di conchiglie e dei raccoglitori di bisso, un insieme di filamenti prodotti dagli esemplari adulti di Pinna, utilizzato dall’animale per aderire al substrato e dall’uomo per produrre una pregiatissima fibra tessile. Sul finire degli anni ’80, invece, l’inquinamento, l’eccessiva raccolta e altri fattori come gli ancoraggi e la pesca a strascico avevano innescato un primo progressivo declino delle popolazioni di Pinna nobilis lungo le coste mediterranee, costringendo la Comunità Europea a formalizzare delle misure di protezione nei suoi confronti. Una volta tutelate, le popolazioni si sono ristabilite in pochi anni. Si è tuttavia trattato di una rinascita solo transitoria perché di recente la specie ha conosciuto un vero tracollo.

L’epidemia mortale

A partire dal 2016, infatti, si è verificato un improvviso evento di mortalità di massa che, partendo dal Mediterraneo occidentale, in poco tempo ha sconvolto gli equilibri, portando la specie sull’orlo dell’estinzione e costringendo l’IUCN (Unione Internazionale della Conservazione della Natura) a riclassificare Pinna nobilis come Critically Endangered (in pericolo critico). In un primo momento i ricercatori hanno individuato nel protozoo Haplosporidium pinnae, che attacca l’apparato digerente del mollusco, l’unico responsabile dell’epidemia. Ma analisi molecolari più recenti hanno attribuito anche ad alcune specie di batteri (micobatteri, vibrioni) un ruolo primario nella gigantesca moria di nacchere di mare. In attesa di consolidare certezze, il progetto LIFE PINNA assume un ruolo cruciale e urgente per scongiurare l’estinzione in natura di questo importante rappresentante della biodiversità dei nostri mari.   

L’epidemia mortale

A partire dal 2016, infatti, si è verificato un improvviso evento di mortalità di massa che, partendo dal Mediterraneo occidentale, in poco tempo ha sconvolto gli equilibri, portando la specie sull’orlo dell’estinzione e costringendo l’IUCN (Unione Internazionale della Conservazione della Natura) a riclassificare Pinna nobilis come Critically Endangered (in pericolo critico). In un primo momento i ricercatori hanno individuato nel protozoo Haplosporidium pinnae, che attacca l’apparato digerente del mollusco, l’unico responsabile dell’epidemia. Ma analisi molecolari più recenti hanno attribuito anche ad alcune specie di batteri (micobatteri, vibrioni) un ruolo primario nella gigantesca moria di nacchere di mare. In attesa di consolidare certezze, il progetto LIFE PINNA assume un ruolo cruciale e urgente per scongiurare l’estinzione in natura di questo importante rappresentante della biodiversità dei nostri mari.   

Immagini di Canva e Alamy