Il progetto

Introduzione

Il 1 ottobre 2021 ha preso il via LIFE PINNA, il progetto europeo nato per salvare la nacchera di mare, Pinna nobilis.
Il più grande mollusco bivalve del Mar Mediterraneo, specie che vive esclusivamente nei nostri mari e svolge un ruolo prezioso negli ecosistemi costieri, è infatti in pericolo critico di estinzione dopo che, a partire dal 2016, un’epidemia ne ha decimato le popolazioni.
Il progetto LIFE20 NAT/IT/001122 PINNA “Conservation and re-stocking of the Pinna nobilis in the western Mediterranean and Adriatic sea” ha una durata di 4 anni, è cofinanziato attraverso lo strumento finanziario dell’Unione Europea LIFE e, oltre a proteggere e monitorare le popolazioni sopravvissute, punta al recupero della specie nei suoi habitat di riferimento.
Si sviluppa in cinque regioni (4 italiane e 1 slovena) e unisce le competenze di più enti: ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Liguria, capofila del progetto), Parco nazionale dell’Asinara, Istituto Nazionale di Biologia sloveno, Società cooperativa Shoreline, Triton Research S.r.l., Università degli Studi di Genova e Università degli Studi di Sassari.

Il Programma LIFE e la Rete Natura 2000

Il programma LIFE è lo strumento che l’Unione Europea utilizza per finanziare progetti di conservazione della natura e dell’ambiente, in particolare per la protezione della biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione verso l’energia pulita e l’economia circolare.
LIFE è attivo dal 1992 e finora ha finanziato oltre 5mila progetti che hanno promosso piani d’azione e divulgazione, tecniche e approcci innovativi, per aggiornare e sviluppare la legislazione e le politiche ambientali dell’Unione Europea.
Nel corso degli anni sono molti i progetti LIFE che hanno concretamente contribuito a migliorare la salvaguardia degli habitat e delle specie a rischio, tra cui l’orso bruno, la foca monaca, il lupo e centinaia di uccelli a rischio.
I progetti LIFE coinvolgono regolarmente le aree delle Rete Natura 2000, un sistema organizzato di migliaia di siti destinati alla conservazione della biodiversità dell’Unione Europea, ed in particolare alla tutela degli habitat (foreste, praterie, ambienti rocciosi, zone umide, coste ben conservate) e delle specie animali e vegetali rari e minacciati.

Obiettivi e risultati

Scopo primario del progetto è monitorare e proteggere gli individui sopravvissuti di Pinna nobilis nel Mediterraneo occidentale e nel Mare Adriatico ma anche mettere a punto tecniche di allevamento in cattività per ripopolare alcune aree specifiche con individui resistenti alle malattie. Questa nuova metodologia operativa potrà poi essere replicata per ripopolare altre zone del Mediterraneo rimaste ormai sguarnite di grandi bivalvi.

Più in dettaglio, in una prima fase il progetto prevede la valutazione ambientale e sanitaria degli habitat più idonei alla specie (selezionati nel nord-ovest ligure, nel nord-ovest della Sardegna e nell’Alto Adriatico) e degli esemplari di nacchera di mare ancora in vita.
Un’accurata analisi, anche genetica, sarà condotta per capire i motivi della loro resistenza alle patologie e individuare i migliori candidati a generare discendenza, ovvero quelli da far riprodurre in laboratorio, operazione finora mai realizzata con questa specie.

In una seconda fase le larve delle Pinna nobilis resistenti, perlopiù provenienti dall’Alto Adriatico, verranno cresciute in cattività fino a che i giovani molluschi saranno pronti per essere trasportati e reintrodotti sui fondali delle quattro “aree pilota”, cioè i siti ritenuti adatti al ripopolamento (Aree Marine Protette di Capo Mortola, Asinara, Miramare e Strunjan in Slovenia). Le aree più adatte saranno già state individuate grazie a analisi molecolari, condotte a intervalli regolari su altri piccoli bivalvi, chiamati “sentinelle”, per segnalare in anticipo l’eventuale presenza di virus, batteri e protozoi pericolosi.
Queste azioni non hanno solo un interesse locale, perché, come accennato, il progetto è pensato per essere replicato in altri contesti, grazie alla messa a punto di protocolli operativi per tutte le fasi, dal monitoraggio all’allevamento in cattività, fino alla reintroduzione in natura.

A supporto della ricerca sono previste attività di divulgazione, che comprendono anche un documentario naturalistico e iniziative di “citizen science”, volte a coinvolgere i subacquei nel monitoraggio della specie.

La grande ambizione è, quindi, bloccare il declino di Pinna nobilis, per poi aprire la via ad una inversione di tendenza in tutto il Mediterraneo in appena un lustro.

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