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Alla ricerca di Pinne resistenti

Il costante lavoro dei ricercatori dell’Università di Sassari nell’ambito di LIFE Pinna ha permesso di ottenere nuove e importanti informazioni sulla modalità di infezione del protozoo Haplosporidium pinnae che, durante il progetto, è apparso essere il principale indiziato per la mortalità di massa di Pinna nobilis. Inizialmente si pensava che il protozoo infettasse la ghiandola digestiva e che in quella sede compisse il suo ciclo riproduttivo, fino a uccidere il mollusco. Nel corso del progetto, però, grazie a centinaia di analisi molecolari sui tessuti degli individui di Pinna nobilis da trapiantare, UNISS è riuscita a suddividerli in tre distinte tipologie, in base alla loro sensibilità al patogeno:

  •  Individui molto sensibili: anche la sola infezione blanda del mantello ne determina la morte in pochi giorni.
  •  Individui meno sensibili: sopravvivono all’infezione iniziale del mantello ma muoiono nell’arco di circa 30 giorni quando alti tassi di infezione colpiscono tutti gli organi.
  •  Individui resistenti: anche con eventuale presenza latente del protozoo nei tessuti, sono individui che restano complessivamente in buona salute.

Alla luce di questi risultati, i ricercatori sassaresi sono quindi in grado di individuare tra i potenziali individui riproduttori per le attività di reintroduzione (restocking) quelli che hanno le maggiori probabilità di sopravvivenza e di resistere ad eventuali infezioni da Haplosporidium pinnae. Oltre a valutare la presenza di infezioni di patogeni, quindi, queste analisi sono fondamentali per la riuscita delle azioni di progetto. E, nel corso dei prossimi mesi, nei laboratori dell’università di Sassari si lavorerà anche per capire se esista un metodo che faccia regredire i livelli dell’infezione negli individui tenuti in acquario.

Credit: Ilenia Azzena, Ilaria Deplano, Chiara Locci/UNISS