A due mesi dall'arrivo di Atrina fragilis, la sopravvivenza è del 100%
Erano i primi giorni di dicembre quando nove individui di Atrina fragilis venivano portati al laboratorio del CNR di Camogli, gestito dall’Università di Genova, perché i ricercatori potessero affinare le tecniche di mantenimento e alimentazione su questa specie non protetta ma potenzialmente molto affine a Pinna nobilis . “A oggi sono sopravvissuti tutti. Abbiamo dovuto prendere un po’ la mano con i ‘pasti’ perché nella letteratura scientifica non esiste un protocollo univoco sulle somministrazioni di cibo per questa specie. Oggi diamo loro alcuni litri di coltura di microalghe preparata da noi e qualche goccia di mangime artificiale per filtratori, a giorni alterni”, spiega Mariachiara Chiantore, docente di Ecologia presso il DISTAV.
Visti gli ottimi risultati in termini di sopravvivenza, i ricercatori hanno anche svolto delle esercitazioni prelevando del tessuto per il campionamento genetico e attendono il periodo riproduttivo di Atrina per provare a stimolare l’emissione dei gameti, attraverso il controllo della temperatura dell’acqua. “Sono tutte esperienze che ci saranno utili quando arriveranno gli esemplari di Pinna (quindi per l’estate, se tutto va secondo i piani) – conclude Mariachiara – anche se pensiamo che rispetto ad Atrina fragilis, Pinna nobilis sarà più complicata da mantenere, essendo una specie che in natura è molto più esigente dal punto di vista ecologico”.